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BASBOUSA AL COCCO PER UNA CENA FRA AMICI … IN EGITTO.

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Passata bene la Pasqua?
Io abbastanza bene. 
Sinceramente sto passando un periodo di svogliatezza che mi sta portando a lasciare un po’ da parte il blog e quanto gli gira intorno. Non che mi sia stancata di sperimentare in cucina, ma in questo momento sento il bisogno di fare questi miei esperimenti culinari in privato, senza tutto il contorno legato al web.

Ma ci sono appuntamenti che non si possono ignorare. Perché sarebbe come ignorare degli amici. Come quello conl’ABC culinario mondiale.
Per chi non lo conoscesse si tratta di un gioco ideato da Aiulik del blog Trattoria Muvara, a cui partecipano un sacco di food blogger e che ci vede impegnati in un giro del mondo virtuale alla ricerca di piatti tipici delle cucine di altri paesi. Ogni tre settimane ci “ritroviamo” per in una nazione diversa e sperimentiamo le ricette di quella cultura in una ipotetica cena fra amici.
Questa volta è il turno dell’Egitto e l’ambasciatrice che ci ospita è Terry del blog Crumpets & Co. Veramente oggi è anche l’ultimo giorno utile per presentare una ricetta egiziana.

Arrivo all’ultimo ma non potevo perdere questa tappa, anche se nessuno mi vietava di prendermi una pausa dal gioco. In primo luogo perché ormai è diventato un appuntamento fisso con amici, che seppur virtualmente è bello incontrare. Inoltre questo è un gioco senza vincitori, senza obblighi, senza regole se non quella di ricercare ricette il più possibile originali. Ognuno da il suo contributo per quello che riesce a fare, come in una cena vera fra amici veri. Forse è per questo che mi piace tanto esserci.

Infine questa tappa la sentivo davvero mia. Sono da sempre affascinata dalla cultura medio orientale. Non è un mistero che uno dei miei libri di ricette preferiti è “La cucina del medio oriente e del Nord Africa” di Claudia Roden. Quindi non dovevo far altro che affidarmi a lei e aprire una pagina a caso.
La cucina egiziana ha molti piatti in comune con il resto del Nord Africa e il Medio Oriente. Ci sono piatti che si ritrovano un po’ ovunque, con nomi simili o totalmente diversi.
A volte questi piatti differiscono da una zona all’altra magari di un solo ingrediente o nella proporzione fra questi.
Anche perché queste popolazioni sono state nomadi, in un passato non tanto lontano, e quindi si sono adattate a cucinare con quello che trovavano a disposizione. Sono state zone di conquiste, di scambi economici, di transito di popolazioni molto diverse. Hanno influenzato e subito influenze con altre culture.
La cucina rispecchia tutto questo. È un miscuglio di colori e profumi diversi, dati da ingredienti molto vari, dalle spezie, dalla frutta e dalla verdura che nasce in ogni periodo dell’anno. Potevo io farmi scappare un’occasione più ghiotta di questa?

Avevo solo che da aprire il libro e scegliere tra le tante ricette una che fosse tipicamente egiziana. Solo che ho avuto letteralmente l’imbarazzo della scelta, perché se alcune di queste sono dichiaratamente originarie di un certo paese, la maggior parte appartiene a una tradizione comune.
Alla fine sono andata a istinto e alla necessità di fare una ricetta facile e veloce. 
Magari un dolcino da portare a una cena fra amici.
Ho scelto il Basbousa. O la Basbousa. Comunque sia è forse il più conosciuto e consumato in Egitto dove è conosciuto anche come  Ma'munia. In altri paesi ha anche nomi diversi, per esempio in Turchia e in Grecia si chiama Revani, Safra in Libia, eccetera. Ma si tratta sempre di una torta bassa fatta con zucchero e semolino. Ci sono molte varianti di questo dolce: quella classica prevede l’aggiunta dello yogurt, altre il cocco o le mandorle tritate.
Si può aromatizzare con limone, vaniglia, acqua di fiori d’arancio o di rose o persino cannella.
Viene poi tagliata a rombi e irrorata generosamente con dello sciroppo di zucchero, l’Atr, che è una costante nei dolci mediorientali.

Questo dolce fa parte di quella serie di pasticcini, come la Baklawa o i Ma’amoul (dolcini ripieni in vario modo), che non possono mancare sulla tavola delle feste o all’arrivo di qualche ospite, anche se inatteso. A ogni festività vengono tenuti pronti ogni sorta di dolcetti da offrire in caso di visite di amici e parenti. Ci sono dolci che possono essere preparati con pochissimi ingredienti, presenti in ogni dispensa e in tempi brevissimi, in modo da non disattendere mai la regola ferrea dell’ospitalità.
Il Basbousa è proprio uno di questi, perché si prepara in poco tempo e con pochi ingredienti. Si può servire anche caldo, appena fatto, irrorato dallo sciroppo freddo che nelle dispense non manca mai. Oppure si può preparare con anticipo e in quantità abbondanti e conservare al fresco in scatole di latta come per i biscotti.

Io non l’ho mai assaggiato. Mi sono affidata ciecamente alla ricetta del libro della Roden.
Solo che le dosi sono quasi tutte in tazze che lei definisce come tazze comuni, ma è un po’ vaga come indicazione. Ho curiosato qua e la sul web ma le dosi erano contrastanti. Ho convertito le dosi basandomi sulle cups americane, ma come avevo già avuto modo di constatare anche qui la nebbia è fitta, tenendo anche conto che c’è diversità tra farina bianca e semolino. Insomma sono andata un po’ a senso.
Il risultato mi ha soddisfatta. Non so se è venuto perfettamente come doveva venire, ma questo dolce è stato gradito molto.












Basbousa al cocco – Basbousa bil goz el hind.
Da una ricetta di Claudia Roden.

2 tazze di semolino (circa 250g),
120g di burro non salato,
1 tazza di zucchero semolato (200g – io 180g circa),
¾ tazza di cocco essiccato grattugiato (io 100g circa),
½ tazza di farina bianca (60g),
2/3 tazza di latte (160g),
1 cucchiaino di lievito per dolci,
1 pizzico di sale,
qualche goccia di essenza di vaniglia,
qualche goccia di fiori d’arancio.

Per lo sciroppo:
1 tazza di zucchero (200g)
1,5dl acqua,
2 cucchiai di succo di limone (io anche una scorzetta e 2 cucchiai di limoncino).

Prima preparate lo sciroppo: fate sciogliere lo zucchero nell’acqua, unite il succo di limone ( io ho aggiunto una scorzetta e una spruzzata di limoncino) e fate sobbollire per circa 10 minuti fino ad avere uno sciroppo denso. Fate raffreddare e mettetelo in frigorifero.

Mescolate il semolino con il cocco, lo zucchero, la farina e il lievito. In una larga casseruola fate sciogliere il burro con il latte, fate intiepidire e unite gli aromi, il sale e  tutti gli ingredienti secchi mescolando con un cucchiaio fino ad avere un composto omogeneo.

La ricetta della Roden dice di usare l’essenza di vaniglia, in alcune ricette ho trovato anche l’acqua di fiori d’arancio in altre un pizzico di cannella.
Io ho provato anche l’essenza di fiori d’arancio che non avevo mai provato prima, ma bisogna usarne proprio poche gocce perché l’aroma è molto intenso. Sinceramente lo trovo troppo dolce e con un vago sentore di saponetta, sebbene in cottura si affievolisca, quindi credo che la prossima volta ne farò a meno.

Versate il composto in una teglia rettangolare imburrata (o coperta di carta forno) formando uno strato sottile, livellatelo bene e infornate a 180°C per circa 30 minuti. La superficie deve risultare croccante e di un intenso color ocra.
Io ho usato una teglia di cm 22x30. Il dolce è rimasto alto circa 3cm e piuttosto umido e soffice all’interno, con una bella crosticina croccante. Dall’aspetto assomiglia a quelli che ho visto sul web (dato che nel libro della Roden non ci sono immagini) ma forse un po’ troppo alto e morbido. Magari avrei dovuto usare una teglia più grande, in maniera da avere una pasta sottile e più biscottata, non ne sono certa, non avendolo mai mangiato e basandomi sulle foto. Comunque anche così è davvero molto buono.






Togliete il Basbousa dal forno, tagliatelo a riquadri o rombi e versate sopra lo sciroppo freddissimo. Servitelo caldo o freddo.
Si conserva per qualche giorno in un contenitore a chiusura ermetica.






                                               



È buono anche innaffiato generosamente con il limoncino. Non è contemplato dalle regole della religione mussulmana e spero di non offendere nessuno, ma vi assicuro che è davvero ottimo.




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